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La vitamina D protegge dal covid-19?

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Recenti studi hanno ipotizzato una possibile correlazione tra vitamina D e infezione da Coronavirus. In particolare, condizioni di carenza di questa vitamina sembrerebbero aumentare il rischio di contrarre la malattia.

Innanzitutto, cos’è la vitamina D? La vitamina D fa parte della famiglia delle vitamine liposolubili ed esiste in 5 forme diverse: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Le due varianti più importanti per il nostro organismo solo la vitamina D2, presente prevalentemente nei vegetali, e la vitamina D3, sintetizzata negli animali e nell’uomo a partire dal colesterolo.

La maggior parte della vitamina D3 è prodotta a livello della cute in seguito all’esposizione solare grazie all’azione dei raggi UV.

La vitamina D3 può essere assunta anche attraverso l’alimentazione, anche se sono pochi gli alimenti che contengono una quantità apprezzabile di questa vitamina.

Le principali fonti alimentari di vitamina D3 sono: alcuni pesci grassi come salmone, pesce spada, sgombro e aringa, i latticini e il tuorlo dell’uovo. 

Un consumo regolare di questi alimenti può aiutare ad integrare la produzione di vitamina D3 a livello cutaneo ad esempio durante l’inverno, in cui si assiste ad una naturale diminuzione dell’esposizione solare, o come sta succedendo in questo particolare periodo storico, quando non è possibile passare molto tempo all’aria aperta.

La vitamina D svolge funzioni molto importanti per il nostro organismo. Oltre ad intervenire nella formazione dello scheletro e dei denti, attraverso la stimolazione dell’assorbimento del calcio e del fosforo, favorisce la funzionalità del sistema immunitario e ne modula l’attività: è in grado, infatti, di stimolare l’attivazione di alcune cellule dell’immunità come linfociti T e macrofagi [1] garantendo quindi una aumentata reattività contro batteri patogeni e virus.

La carenza di questa vitamina è una condizione molto comune e, oltre a causare problemi a livello delle ossa (rachitismo nei bambini e osteoporosi e predisposizione alle fratture negli adulti), è associata, in generale, ad un aumento del rischio di contrarre infezioni.

Alla luce di questo, alcuni ricercatori hanno suggerito una possibile correlazione tra ipovitaminosi D e aumentato rischio di contrarre l’infezione da Covid-19.

Secondo i ricercatori dell’Università di Chicago, gli individui con ridotti livelli di vitamina D sembrerebbero soggetti a un rischio più elevato di ammalarsi.

Lo studio ha coinvolto 489 pazienti i cui livelli di vitamina D sono stati misurati prima di sottoporli al test per il Covid-19. Al termine dell’analisi, il 15% dei soggetti risultati positivi presentava livelli più bassi di vitamina D [2].

Questa tesi sembrerebbe condivisa anche da alcuni ricercatori inglesi secondo i quali la supplementazione di vitamina D potrebbe rappresentare una valida misura di profilassi al fine di ridurre il rischio di contrarre l’infezione e di limitare la gravità dei sintomi [3].

Ancora, secondo uno studio condotto del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità, “adeguati livelli di vitamina D al momento dell’infezione potrebbero stimolare l’azione protettiva dell’interferone di tipo I, favorendo quindi l’immunità antivirale innata”. L’interferone, infatti, è uno dei più importanti mediatori della risposta antivirale dell’organismo ed è in grado di impedire la diffusione virale e di rafforzare l’attività delle cellule dell’immunità.

Secondo i ricercatori, l’interazione tra vitamina D e interferone I è ancora poco nota, ma potrebbe rilevarsi di grande importanza ai fini della riduzione dell’incidenza e delle complicanze dell’infezione da SARS-CoV-2 [4].

I dati circa il ruolo della vitamina D nell’infezione da Covid-19 sono ancora sperimentali e talvolta controversi. Ad oggi, infatti, le evidenze circa un ruolo protettivo della vitamina D sono limitate e necessitano di ulteriori studi e sperimentazioni.

La supplementazione con vitamina D in caso di carenza è sempre favorita in tutte le fasce di età al fine di garantire la salute delle ossa e di stimolare la funzionalità del sistema immunitario.

Adeguati livelli di vitamina D sono di fondamentale importanza per il benessere del nostro organismo, tuttavia non ci sono ancora evidenze scientifiche circa possibili effetti preventivi e terapeutici di questa vitamina nei confronti dell’infezione da Coronavirus.

 

BIBLIOGRAFIA:

  1. Prietl B, Treiber G, Pieber TR, Amrein K. Vitamin D and immune function. Nutrients. 2013; 5: 2502–2521.
  2. Meltzer DO, Best TJ, Zhang H, Vokes T, Arora V, Solway J. Association of vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19 Test Results. JAMA Netw Open. 2020 Sep 1; 3 (9): e2019722.
  3. Gareth D, Attila R Garami, Joanna C Bayers. Evidence supports a causal role for Vitamin D Status in COVID-19 outcomes. medRxiv. 2020; 5; 20087965.
  4. COVID-19:la vitamina D potrebbe cooperare con l’interferone nella risposta antivirale. ISS- Istituto Superiore di Sanità. 22 Luglio 2020.

 

In collaborazione con la Dott.ssa Emma Marcolin

 

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Contatta la Dott.ssa Laura Gherardini al 351 88 98 204